Dal bosco all'impresa: il legno come risorsa strategica

La filiera del legno è molto più di un settore produttivo: rappresenta un patrimonio ambientale, culturale ed economico che può giocare un ruolo decisivo nella transizione ecologica.

Sportello Green per le Imprese sta lavorando con gli stakeholder metropolitani per organizzare un evento entro il 2025 dedicato alla filiera del legno. L’obiettivo sarà quello di mettere attorno allo stesso tavolo istituzioni, imprese e realtà locali per condividere esperienze, evidenziare criticità e costruire strategie comuni. L’iniziativa vuole essere un punto di incontro tra istituzioni, imprese, enti di ricerca e comunità locali, per trasformare il settore forestale da comparto marginale a pilastro della transizione ecologica regionale.

 

 

Il legno come opportunità 

L’Emilia-Romagna, con oltre il 30% del territorio coperto da boschi, dispone di un capitale naturale straordinario (Fonte: Regione Emilia-Romagna). Tuttavia, solo una parte di queste superfici è sottoposta a una gestione forestale attiva: circa 1.082 imprese forestali operano effettivamente sul territorio. In generale, in Italia circa il 40% delle foreste mostra segni di abbandono o mancanza di interventi sistematici, con conseguenze sulla biodiversità, sulla prevenzione degli incendi e sul potenziale economico della filiera (Fonti: Legambiente Bioeconomia delle Foreste, PEFC Italia).

 

Investire sul legno significa valorizzare una materia prima locale e rinnovabile, capace di sostituire materiali più inquinanti in edilizia, packaging e design. Secondo il rapporto FAO ( The State of the World’s Forests , 2022), un metro cubo di legno utilizzato in sostituzione di acciaio o cemento evita l’emissione di circa 1,1 tonnellate di CO. Inoltre, ogni metro cubo di legno impiegato nei prodotti immagazzina circa 0,9 tonnellate di CO₂ già sottratte all’atmosfera durante la crescita dell’albero, creando così un duplice beneficio climatico: assorbimento e sostituzione.

 

Il legno, dunque, non è solo un materiale: è un serbatoio naturale di carbonio. Quando viene usato in applicazioni durevoli (ad esempio in edilizia o arredo) contribuisce a trattenere CO₂ per decenni, riducendo al contempo la dipendenza da materiali energivori come acciaio e cemento, responsabili da soli di circa l’8% delle emissioni globali di gas serra. Anche nel packaging e nei prodotti monouso, la sostituzione della plastica con biomateriali a base legno riduce rifiuti e impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita.

 

Una gestione forestale sostenibile, oltre a ridurre le emissioni, offre benefici diretti ai territori: preserva la biodiversità, mantiene in salute i suoli, regola i cicli idrici e contrasta il dissesto idrogeologico – un tema particolarmente sensibile in Emilia-Romagna dopo le alluvioni del 2023. I boschi contribuiscono inoltre a migliorare la qualità dell’aria e la resilienza delle comunità locali agli effetti dei cambiamenti climatici, offrendo ombreggiatura, mitigazione delle isole di calore e spazi per attività turistiche e ricreative.

 

In Europa, questi servizi ecosistemici sono sempre più riconosciuti come beni economici da valorizzare: la Strategia Forestale UE 2030 sottolinea il ruolo delle foreste nel Green Deal, mentre diversi Paesi stanno sperimentando meccanismi di pagamento per servizi ecosistemici (PES), che remunerano i gestori forestali per i benefici ambientali che producono.  In pratica, si tratta di sistemi che riconoscono un valore economico a funzioni come l’assorbimento di CO₂, la tutela della biodiversità o la protezione del suolo, compensando chi gestisce il bosco in modo sostenibile (Fonte: PEFC Italia). Un bosco ben gestito non è solo una riserva di legname, ma un alleato fondamentale nel contrasto ai cambiamenti climatici, nonché una fonte di opportunità per costruire un’economia più circolare.

 

I problemi attuali della filiera
Accanto ai benefici ambientali, la filiera del legno porta con sé importanti ricadute economiche e sociali. Oggi il comparto italiano è fortemente dipendente dall’estero: in Emilia-Romagna, ad esempio, oltre l’80% del legname utilizzato proviene da importazioni (Fonte: Regione Emilia-Romagna). Questo squilibrio pesa sulla competitività nazionale, generando un saldo commerciale negativo stimato in diversi miliardi di euro l’anno.

Il tessuto imprenditoriale è costituito soprattutto da PMI e microimprese, spesso frammentate e con limitate economie di scala rispetto ai grandi operatori europei. In Emilia-Romagna il settore del legno-arredo conta circa 3.000 imprese e un fatturato complessivo di 3,4 miliardi di euro (Fonte: Regione Emilia-Romagna). A livello nazionale, la filiera legno-arredo ha registrato nel 2024 un fatturato di 51,6 miliardi di euro, di cui circa 19,4 miliardi derivanti dall’export (Fonte: FederlegnoArredo). 

Un ostacolo significativo è la frammentazione della proprietà forestale: migliaia di piccoli proprietari rendono difficile una pianificazione condivisa. Per questo diventa essenziale favorire forme di collaborazione tra cooperative, imprese agricole e forestali, artigiani, enti di ricerca e istituzioni. Senza un coordinamento efficace, il rischio è che il patrimonio boschivo resti sottoutilizzato, privando i territori di benefici economici e ambientali concreti. Eppure, esempi virtuosi non mancano. Nelle aree interne e montane dell’Emilia-Romagna, alcune esperienze – come i distretti forestali e i consorzi di gestione – dimostrano che il lavoro collettivo può generare valore aggiunto, stimolando occupazione, innovazione e coesione sociale. La sfida è trasformare queste buone pratiche locali in un modello più diffuso e strutturato, capace di dare continuità e prospettiva a un comparto che potrebbe diventare un pilastro della sostenibilità regionale.

 

 

Lo Sportello Green per le Imprese si pone come alleato delle aziende che intendono cogliere queste opportunità, offrendo informazioni, strumenti e orientamento. La sfida non riguarda solo la produzione, ma anche la capacità di costruire una nuova visione di sviluppo: una bioeconomia locale che riduca le dipendenze dall’estero, migliori la resilienza climatica e rafforzi il legame tra comunità e territorio.